Nuovi albi professioni pedagogiche e educative, CoLAP: “Situazione paradossale, non abbiamo bisogno di nuovi albi, oltretutto concorrenti tra di loro”

10 Aprile 2024

Nuovi albi professioni pedagogiche e educative, CoLAP: “Situazione paradossale, non abbiamo bisogno di nuovi albi, oltretutto concorrenti tra di loro”

 

Parere favorevole dell’aula al Senato al ddl n. 788, approvato dalla Camera, in materia di professioni pedagogiche ed educative al cui interno è prevista l’istituzione dei relativi albi professionali.

“Nel 2024 questa norma pare a dir poco anacronistica-dichiara il Presidente del CoLAP Nicola Testa– Non abbiamo più bisogno di nuovi albi, ma di politiche volte a costruire tutele, opportunità di lavoro e garanzie di qualità della prestazione. Occorre ragionare in un’ottica di sistema professionale inclusivo e non più basato sulla protezione dei mestieri. Le professioni toccate dal Ddl in questione hanno già una legge che li inquadra, ovvero la 4/2013. Il testo che verrà votato al Senato non tiene a nostro parere in considerazione quelle che sono le indicazioni che ci vengono dall’Europa, come ad esempio il test di proporzionalità previsto dalla direttiva (UE) 2018/958”.

La direttiva stabilisce le norme per le valutazioni della proporzionalità che i paesi dell’UE devono effettuare prima dell’introduzione di nuove regolamentazioni delle professioni, o della modifica di regolamentazioni esistenti. Esso si propone di impedire indebite restrizioni all’accesso o all’esercizio di attività professionali e di garantire la trasparenza e il funzionamento appropriato del mercato interno.

“Alla probabile mancata applicazione di tale direttiva-continua Testa- dobbiamo aggiungere la recente ordinanza del Consiglio di Stato Sez. VII la nr. 00995/2024 del 31.1.2024, la quale ha introdotto nuovi elementi che assimilano le professioni ordinistiche a quelle regolate dalla Legge 4/2013.  Un passo in avanti importantissimo che attendiamo da tempo. La decisione che potrebbe essere presa questa settimana rischia di farci fare due passi indietro, e in una congiuntura economica difficile come quella attuale non serve né alle professioni italiane né al Paese”.